Oggi il nostro corrispondente ci sottopone una riflessione particolarmente acuta su come vanno le cose nel nostro paese, in particolar modo nell’ organizzazione della macchina amministrativa che dalle linee guida della politica vincente ( intenti pre-elettorali) dovrà realizzare i programmi enunciati attraverso l’ operato di funzionari e dipendenti che spesso non riescono ad eseguire quelle direttive che si dovrebbero realizzare e, pertanto , val la pena di ricordarci un proverbio di casa nostra che dice : “cunte e cunte, sempe tridece sonne” (…conta e riconta, sempre tredici sono!).
Si riparte dal 2012 per arrivare al 2023…. senza che nulla sia cambiato.
E’risaputo, nonché dimostrato dai fatti, che alcuni comportamenti si “ereditano o si tramandano” in particolare nella pubblica amministrazione per cui, ancora oggi come in passato, l’interesse all’auto-aggiornamento professional-qualitativo dei c.d. impiegati spesso risulta un impedimento. Una parte di burocrati, dirigenti, funzionari istruttori e responsabile di un qualche procedimento, hanno sempre altro da fare e non si capacitano che tante normative e regolamenti sono “datati” e quindi superati (inapplicabili). A volte si dimostra poco impegno e responsabilità nel produrre atti amministrativi, che siano adeguati e rispondenti alla normativa in vigore e che siano il risultato di una tanto sperata semplificazione.
Premessa a parte……..
Cari burocrati stipendiati, mettetevi nei panni del cittadino-contribuente-elettore di un nostro piccolo comune che si imbatte in una determina partorita dal settore competente circa: “Adozione da parte di soggetti privati singoli o associati di aree a verde di proprietà comunale” sub condicione con applicazione di un regolamento del 2012, per cui stiamo parlando di regole stabilite ben 11 anni addietro!.
Un qualsiasi cittadino può incappare nei lacci di un desueto regolamento, gestito ed utilizzato dalla macchina amministrativa di un Comune, alla faccia della correttezza dell’azione amministrativa. Di conseguenza risultano tre provvedimenti di settore, basati su di una puntigliosa applicazione dell’art.4 del vecchio regolamento, quando invece l’amministrazione avrebbe potrebbe attuare qualche alternativa semplificata, con o senza regolamenti.
Dopo una rapida verifica sulle vigenti normative e loro applicazioni, riusciamo a capire che dal 2012 ad oggi qualcosa è cambiato, per effetto delle Direttive Europee, circa il rapporto che si stabilisce fra il Cittadino e la pubblica amministrazione, quell’amministrazione locale tanto vicina ma tanto lontana, quando non riesce ad aggiornarsi, ovvero non riesce a semplificare l’azione amministrativa, pur di esercitare un certo “potere” sul cittadino.
In riferimento all’argomento sulla “adozione del verde pubblico” basta documentarsi per scoprire che oggi ci troviamo di fronte ad una definizione generale del verde pubblico, ben diversa da quella del 2012, in cui il cittadino risulta responsabile e partecipe del bene pubblico e non quel “soggetto privato” come definito nella determina di settore e tenuto a debita distanza da questa fredda burocrazia.
Nel nostro caso, viene applicata una esasperante burocrazia tradizionale, con conseguente mole di lavoro a svantaggio dei funzionari comunali che se ne devono occupare fra atti e provvedimenti, per una macchinosa applicazione del Regolamento del 2012, come risulta sopravvivere per copia ed incolla in una delibera del marzo 2023.
Quindi sembra chiaro che il cittadino, che fa richiesta di assegnazione di una area a verde di proprietà comunale, è un “adottante” al quale rilasciare una semplice autorizzazione corredata da alcune indicazioni per l’esecuzione della manutenzione dell’area.
Non si comprende perché salta fuori una “Determina a contrarre” (n.75) che contiene un riferimento ai criteri (art.192) di selezione dei contraenti privati…..quindi il cittadino adottante resta perplesso, di fronte alla possibilità che una semplice richiesta si trasformi in un “contratto” peraltro non previsto dallo stesso regolamento del 2012!! Nel mentre si parla giustamente di richiedenti e di autorizzazioni, poi salta fuori una “gara” di offerta e di proposta, ossia altra inopportuna e confusa zavorra burocratica.
Qualche soluzione aggiornata e semplificata
Apriti cielo! dirigenti e amministratori offesi ed indignati, per queste osservazioni. Chissà forse il tutto si poteva risolvere con un solo provvedimento, potendo suggerire a nostro sostegno alcuni riferimenti concreti e validamente motivati. Nella giusta direzione si colloca la Legge n.10/2013 che interviene con una norma nazionale in materia, promuovendo una serie di misure locali di sensibilizzazione pubblica (artt. 1 e 2) e di incremento delle aree verdi (artt. 4 c.4 e 6) ed insieme considerare quanto indicato nell’art.24 del D.L. n.133/2014. A seguire, non guasta una lettura alle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile” del 2017 precisamente pagine12 e 15.
Mesi addietro si è tanto parlato di “Cultura” e pubblicizzato libri ed inaugurato sale e salette di Biblioteca…..ma sembra che nessuno di “color che comandavano” abbiano avuto tempo per leggersi queste linee guida e per distrazione hanno trascurato che: “Due mesi prima della scadenza naturale del mandato, il sindaco rende noto il bilancio arboreo del comune, …….” Non lo diciamo noi, ma è previsto dall’art.2 lett. c) della legge n.10/2013.