Carmine Santoro, Presidente dell' Associazione P.A.T.A. (Protezione Ambiente Tutela Antincendio), proseguendo la sua lodevole azione informativa per la prevenzione di incendi sul territorio, in questo articolo espone alcune riflessioni conseguenti l' eliminazione del Corpo Forestale dello Stato:
BOVINO = Nel numero di giugno la rivista ”La protezione civile” ha pubblicato quanto di rilevante trattato nel convegno nazionale “Protectio 2017” svoltosi a maggio a Finalborgo (SV) occasione in cui è stato discusso anche l’argomento: ” La gestione degli Operatori A.I.B., dopo lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato”. Dal confronto scaturito, è risultato che “..dopo 40 anni di collaborazione con il C.F.S. ci ritroviamo orfani di questi Agenti e dei loro D.O.S.-Direttori operazioni spegnimento- con cui si era perfezionato sinergie e procedure d’intervento..” Infatti per effetto del D.L. n.177, con la soppressione del C.F.S., l’attività di intervento per lo spegnimento degli incendi boschivi è passata al C.N.VV.F., con conseguente rapporto di convenzionamento con le Regioni. Da tener presente che i Vigili del fuoco sono operativi in diversi settori dell’emergenza, con uno spettro di competenze estremamente variegato, a cui si è aggiunta la riorganizzazione del servizio AIB antincendio boschivo, che si svolge in ambiente diverso da quello proprio dei VV.F. e che presuppone, anzi richiede, una buona conoscenza del territorio agro-forestale nell’area di intervento. Il CFS, con le sue Stazioni comando, era strutturato in modo capillare su tutto il territorio regionale, mentre non è così per i VVF che non hanno distaccamenti e comandi, distribuiti sul territorio in modo uniforme.
Certamente a maggio risultava azzardato voler trattare gli aspetti critici e le probabili disfunzioni, dovute all’assenza della Forestale nelle località coinvolte dagli incendi. Ebbene, dopo la trascorsa estate “infuocata” quelle che sembravano “oscure previsioni” si sono rivelate in gran parte esatte, tanto che da più parti si sussurra: “Aridateci la Forestale”.
Diciamolo subito, l’estate 2017 ha visto la prima applicazione pratica del nuovo modello aib/antincendio boschivo, attuato con la direzione tecnica ed operativa dei Vigili del Fuoco (cioè senza Forestale). Purtroppo, sappiamo come sono andate le cose in tutta Italia, principalmente per una eccezionale e sfavorevole calura, che non ha dato tregua a tutte le forze operative schierate per contrastare gli incendi. A fine luglio, si registrava già una superficie di oltre 75 mila ettari perduti, divorati dal fuoco, ed a ottobre si sono verificati ancora incendi devastanti. Notizie di cronaca del 25 luglio, riportano le rimostranze della Uil Vigili del Fuoco di Foggia, che evidenzia “..turni straordinari e automezzi obsoleti” mancanza dei giusti riconoscimenti, il completamento della nuova caserma ed in particolare, l’uso di mezzi antincendio inadeguati, …come “sparare sul fuoco con pistole ad acqua”.
Ad agosto, presso la Prefettura-UTG di Foggia si svolge una riunione per monitorare l’efficacia dell’attività antincendio, anche come tutela dell’incolumità pubblica, con particolare attenzione per il Gargano. Alla riunione hanno partecipato i funzionari ed i vertici delle Forze operative dispiegate dalla Regione, a cui la normativa affida la lotta attiva contro gli incendi agro-boschivi. Con quali conclusioni?
Traspare che viene assicurata la collaborazione di tutti gli interessati, e che meglio di così non si può fare. Quindi l’attività deve continuare secondo l’unico programma attuabile: avvistamento, collegamento con la SOUP ed utilizzo delle risorse in campo.
Come per tutte le attività in fase di prima applicazione, c’è sempre da rivedere modi e tempi, per risolvere qualche problema che si presenta solo durante l’esecuzione dei lavori. Quindi è inutile dare addosso solo ai VV.F. ai quali va riconosciuta una particolare professionalità e spirito di sacrificio. Forse era opportuno e saggio, almeno per i primi tempi, far ricorso ad una fase di rodaggio fra CFS e VV.F. o attuare “il passaggio di consegne” con qualche incontro tecnico, con cui i Forestali potevano “trasmettere” per collaborazione parte della loro esperienza.
Lo stesso dicasi per un confronto preliminare fra le OdV Volontariato ed i rispettivi distaccamenti territoriali VV.F. per un minimo di intesa, al fine di pianificare la collaborazione e presenza del Volontariato, sia come allertamento/chiamata che come operatività aib sui luoghi d’intervento. Forse questa iniziativa doveva partire dalla Sezione P.C. Regionale, che ha stipulato con le OdV (Organizzazioni o Associazioni di Volontariato) una convenzione onerosa, specifica per un supporto operativo ai VV.F. Ma si sa: in Italia le cose semplici e lineari non…..si opta per l’improvvisazione e la provvisorietà, con una confusione che fa comodo a molti, e che per assurdo è più facile da gestire!
-2-
Non staremo quì a stilare una graduatoria di meriti o a muovere critiche, perchè i problemi emersi durante l’estate, non possono essere scaricati solo sul C.N.VV.F. ma richiedono riflessione e confronto da parte di tutti , per trovare delle soluzioni opportune e funzionali, per perfezionare complessivamente la futura attività di intervento sugli incendi boschivi.
Evitando acrobatiche congetture, sul “chi-come-quando” ci limiteremo a riportare le impressioni e le reazioni degli Operatori Volontari aib delle Associazioni convenzionate, che hanno partecipato attivamente alle operazioni antincendio. A prima vista, ovvero appena arrivati sullo scenario dell’incendio, si è provato un senso di disagio di fronte alla novità di avere come DOS un funzionario dei VV.F. principalmente per mancanza di quella conoscenza “personale” che, negli anni addietro, si era stabilita fisicamente con gli Agenti Forestali.
Nel percorso storico del CFS si annovera una tappa importante, con la formazione di un Volontariato dedito all’antincendio boschivo, perché i Forestali avevano pochi uomini e non avevano la forza di intervenire capillarmente sugli incendi. Al contrario i Vigili del Fuoco, hanno sempre operato sostanzialmente da soli come Corpo professionale e comunque fino a qualche anno addietro, sugli incendi hanno ricoperto un ruolo di ausilio e supporto.
I Volontari hanno intuito (può darsi erroneamente) di trovarsi di fronte al Dos non sufficientemente preparato a coordinare e gestire: i propri VV.F. addestrati in squadra e formati con specifica professionalità, operatori volontari condizionati da convenzione, squadra Arif, operatori a contratto e non, in divisa e non, a volte con la presenza di agricoltori e dei cittadini proprietari dei beni minacciati dal fuoco. Questo ha richiesto al Dos vf una buona dose di diplomazia, stando attenti al ruolo ed alla suscettibilità di ogni forza presente, e dovendo selezionare l’utilizzo degli Operatori secondo modalità di “ingaggio” tra loro diversificate (Associazioni,Regione,Comune,Arif…) il tutto con quella giusta prudenza richiesta dalle norme antinfortunistiche. Ordunque il Dos tecnico avrebbe bisogno (per assurdo) di un assistente amministrativo che stia lì a verificare e chiarire: tempi e competenze dei vari Operatori ed i limiti di ogni squadra presente, turni permettendo, sperando non ci siano altri incendi in zona e/o chiamate di servizio di esclusiva competenza dei VV.F.
Quindi, cerchiano di capire, per il solo Dos non è stato facile coordinare questa eterogenea “armata” con uno scenario nuovo per i VV.F. composto da: fabbricati rurali, sentieri boschivi e tratturi interpoderali inaccessibili ai veicoli operativi, vie di comunicazione statali e provinciali e linea ferroviaria con traffico da tutelare, mancanza di ponti per il guado di torrenti, aree boscate frammiste ad incolto e stoppie, pinete su terreni scoscesi ed impraticabili sia a piedi che con i mezzi antincendio, la richiesta intervento aereo non sempre possibile e/o attuabile, i problemi che si presentano al buio di notte, ecc… e tralasciamo i collegamenti radio e le comunicazioni, necessarie per muoversi con efficienza, altro capitolo dolente.
Va necessariamente ribadito che, per risolvere sul posto alcuni problemi connessi alle operazioni antincendio, c’è bisogno “dell’esploratore guida indiana” famoso personaggio dei più rinomati film western. Per operare in condizioni favorevoli, è necessario sapersi “muovere” secondo i rilievi del territorio (orografia), conoscere gli accessi interpoderali e quelli interni ai boschi, saper riconoscere la vegetazione secondo specifica infiammabilità, e ....tanti altri piccoli accorgimenti (controfuoco prescritto, attacco del fuoco nelle radure e negli intervalli pianeggianti, ecc..) tutte astuzie che si utilizzano solo dopo una buona esperienza in campo e sotto la scuola della Forestale.
Infine, ma sempre senza denigrare nessuno, che sia il CFS, che siano i VV.F. o la SOUP, o l’Arif ed in modo minore anche i Volontari, vale per tutti un disagio frequente e collettivo: il problema del cambio turno ed insieme del cambio DOS, particolare di poco conto ma di difficile soluzione. Nella dinamica dell’intervento operativo, dopo che sul luogo dell’incendio si sono stabiliti compiti e ruoli, succede che per forza di cose, c’è il cambio di turno, con il risultato pratico che con gli operatori del turno subentrante, variano alcuni comportamenti e punti di vista.
Come già provato direttamente sul campo, non sempre il cambio risulta “favorevole”…. per il semplice motivo che ogni DOS (CFS o VV.F o Capoturno SOUP) ha un suo tocco personale ed un comportamento anche solo leggermente diverso dal precedente smontante, e…si ricomincia daccapo. Tutto questo incide sui tempi e modalità di intervento sul fronte del fuoco, e sulla efficacia di contrasto all’incendio stesso.
Una lotta non solo contro il fuoco, ma….. contro la confusione.
Carmine Santoro